Leonardo Barbanti è nato a Modena il 9 maggio gennaio 2006, gioca in Serie B e nell’Under 19 gialloblù dove è stato uno dei protagonisti della squadra che ha conquistato il titolo di campione regionale nella stagione appena conclusa. È stato inoltre votato come miglior palleggiatore delle finali regionali Under 19, senza dimenticare il terzo posto ai campionati nazionali Under 19. Andiamo dunque a scoprire il giovane giocatore modenese, dentro e fuori dal campo…

 

Ciao Leonardo, parlaci un po’ di te…

“Sono nato e cresciuto a Modena, ho iniziato a giocare a pallavolo all’età di soli sei anni quando frequentavo la prima elementare. Fino all’età di sei anni ho praticato nuoto anche per necessità, poi oltre al tennis ho provato la pallavolo che era uno sport che mi incuriosiva. La pallavolo è una passione che ho deciso di portare avanti fino a questo momento. Frequento il Liceo Scientifico Wiligelmo, ho finito il quarto anno e come materie prediligo matematica e fisica ovvero le materie scientifiche”.

 

In che modo la pallavolo ha cambiato la tua vita?

“Sicuramente in maniera positiva dato che mi ha permesso di fare molte conoscenze in giro per l’Italia tramite tornei e manifestazioni varie come il Trofeo delle Regioni. Ho avuto modo di conoscere tanti giocatori dell’Emilia Romagna con cui mi ero già confrontato nei campionati dall’Under 13 fino all’Under 17. Senza dimenticare la convocazione in nazionale avvenuta quest’anno, che mi ha permesso di conoscere ancora più persone da ogni parte d’Italia, da Bolzano fino a Bari. È stato un qualcosa che mi ha arricchito davvero tanto, la pallavolo mi sta regalando tantissime soddisfazioni. Futuro? L’idea sarebbe quella di frequentare un’università di ingegneria una volta terminato il liceo, sono sempre stato un appassionato di progettazione e costruzione. Fin da piccolo mi sono piaciuti i lego, i macchinari e il loro funzionamento. Mi interessa e mi incuriosisce anche medicina, ovvero il corpo umano. L’importante è mettere in pratica le conoscenze acquisite durante i propri studi”.

 

Quali sono i giocatori a cui ti ispiri?

“Mi ispiro a Bruno, come leader, capitano e palleggiatore. Ora farò riferimento a Luciano De Cecco, a me piace giocare spensierato e in modo creativo con divertimento. Non posso fare paragoni con lui dato che sono ancora un bambino, ma sicuramente può essere una fonte di ispirazione”.

 

Che emozione è giocare a Modena e al PalaPanini?

“Quando ho cambiato società, passando dall’Anderlini a Modena Volley all’età di dodici anni, è stata una bella sensazione. Ho trovato un gruppo che mi ha accolto con calore e piacere, non ci sono stati problemi di integrazione e quindi ho sempre visto Modena come una squadra accogliente in cui si possono fare bellissime esperienze soprattutto fuori dal campo. Nel corso degli anni ho avuto modo di stringere amicizie, soprattutto fuori dal campo e dalla palestra. È un motivo di gioia giocare con la maglia di Modena Volley. PalaPanini? Da piccolo lo guardavo come un qualcosa di inarrivabile. Nel 2021 fui chiamato per svolgere un allenamento con l’Under 19 Serie B perché Nicola Salsi della prima squadra si era fatto male e quindi il palleggiatore titolare della B andò ad allenarsi con la prima squadra mentre io, che ero ancora acerbo in Under 17, mi allenai con l’Under 19 e mi ritrovai a lavorare al palazzo con ragazzi anche quattro anni più grandi di me. Una grande gioia aver raggiunto qualcosa che prima consideravo lontanissimo e impossibile da raggiungere”.

 

Come giudichi la tua esperienza in Nazionale?

“Non mi aspettavo di essere convocato per svolgere i collegiali con la maglia azzurra. Sono rimasto sorpreso quando il nostro coach Andrea Asta mi diede la notizia, ho cercato di non mostrare troppo la mia felicità che però era davvero tanta. Era un sogno, sono felice di averlo realizzato. Si tratta di un’esperienza formativa a livello tecnico e caratteriale. Ci sono regole rigide, bisogna mantenere un certo comportamento e per come sono fatto io sta diventando una sorta di esercizio per crescere. Obiettivo? Sarebbe un sogno riuscire ad essere incluso nel roster che andrà a disputare i giochi europei in Serbia e Grecia a fine agosto”.

 

Punto forte e punto debole, oltre a pregi e difetti come compagno di squadra?

“Carattere, grinta e tenacia che riesco a mettere in campo. Cerco sempre di incitare e spronare i miei compagni senza abbattermi mai. Ho vissuto anni in cui facevo fatica a rialzarmi dopo un errore, nel corso della mia maturazione sportiva sono riuscito a migliorare tanto sotto questo aspetto. Devo magari crescere in certi momenti della partita quando vengo sostituito, il mio carattere mi porta ad essere deluso e quindi devo lavorare e migliorare tanto in quanto rischia di danneggiare la squadra in modo negativo e ciò non deve assolutamente succedere. Fuori dal campo e insieme ai miei compagni sono una sorta di giullare, mi piace scherzare e fare dispetti e scherzi. Sono sempre stato considerato, soprattutto quest’anno, come il bimbo iperattivo della squadra perché sono quello che cerca sempre di disturbare e scherzare con tutti. Ciò può aiutare a creare legami e gruppo, ero uno dei più piccoli all’interno della B e quindi dovevo inserirmi al meglio per vivere una bella stagione. Allo stesso tempo può essere considerato un difetto, la vivacità può non piacere ma per fortuna non ha dato fastidio a nessuno e si è dunque rivelato un pregio”.

 

Infine, qualche curiosità personale…

“Piatto preferito italiano? Pizza, la mangerei tutti i giorni e tutto il giorno. Piatto non italiano? Ho mangiato poco all’estero, ho fatto pochi viaggi fuori Italia ma dico la paella valenciana. Passioni? Ho sempre avuto il giusto quantitativo di tempo per dedicare spazio ed interesse ad altro, la mia grande passione riguarda i lego e a casa mia, sparsi per casa, ho diversi modellini. Ho sempre avuto piacere e serenità nel costruire modellini sin dall’età di due/tre anni”.