Ahmed Ikhbayri è un opposto libico classe 1996 che nei suoi primi anni di carriera ha girato il mondo. Partito dal proprio Paese di origine, Ikhbayri ha poi collezionato esperienze in Serbia, Slovenia e Corea del Sud, oltre che con la nazionale libica. Ahmed ha la pallavolo nel sangue, viene infatti da una famiglia in cui tutti – a diversi livelli – giocano o hanno giocato al nostro sport.

 

Ciao Ahmed, raccontaci qualcosa di te.

Ora vivo a Bengasi, ma sono nato a Sebha, una città nel deserto della Libia centro-meridionale. Lì ho passato la mia infanzia, amavo la mia città, poi nel 2013, a 17 anni, mi sono trasferito con i miei fratelli a Bengasi per studiare e per giocare a pallavolo. La nostra è infatti una famiglia in cui tutti praticano o hanno praticato questo sport, compresi mio padre e tutti i miei cugini, diciamo che il cognome Ikhbayri è quasi una garanzia genetica nei confronti della pallavolo. Anche uno dei miei fratelli, Mohamed, è riuscito a diventare un giocatore professionista: oggi è allo Zamalek, squadra egiziana, ma è stato anche nel campionato sloveno in precedenza.

La mia città, Sebha, quando ero piccolo era meravigliosa e la adoravo, poi tra il 2015 e il 2019, anche a causa della guerra civile, era diventata pericolosa. Ora è di nuovo sicura, ma è stata fortemente rinnovata e non mi piace più come prima.

Adesso qui da noi la situazione è più tranquilla, la vita è normale da qualche anno, io torno qui d’estate quando non gioco a pallavolo e riesco a fare tutto con la mia famiglia e i miei amici.

Il periodo in cui la guerra civile era intensa come potete immaginare non è stato facile, mi trovavo in Libia e la vita era dura, ma ora le cose vanno meglio.

Quando sono andato a Bengasi ho cominciato a giocare nell’Al Ahly, una delle migliori squadre del mio Paese. Negli anni successivi anche i miei genitori sono venuti a vivere a Bengasi con noi, adesso d’estate ci vediamo qui ma riesco anche a viaggiare quando non sono impegnato con la pallavolo.

Oltre ai club gioco, infatti, anche nella nazionale libica, con la quale nel 2023 abbiamo vinto la medaglia di bronzo ai campionati africani, un traguardo importante per noi.

 

Tornando alla pallavolo, ci dicevi che la tua famiglia e il nostro sport vanno a braccetto…

È così: io, i miei fratelli, mio padre, i miei cugini… tutti quelli che portano il cognome Ikhbayri giocano a pallavolo. Anche mio padre è arrivato a giocare in nazionale qualche decennio fa, lui però faceva lo schiacciatore.

 

C’è un giocatore a cui tu ti ispiri o che ti piace particolarmente?

Wilfredo Leon, Leal, Simon, Juantorena… in generale tutti i giocatori di origine cubana di quella generazione. Quando ero a Sebha e mi stavo avvicinando alla pallavolo la nazionale della Libia aveva un coach cubano, Manuel Torres, che mentre allenava qui ha girato un po’ il Paese. Quando è venuto da noi a Sebha si è fermato un po’ perché era rimasto impressionato dalla qualità dei giocatori che ha trovato lì, è così che mi sono legato a Cuba. Più avanti ho avuto anche io un coach cubano, Pavel Pimienta.

 

Cosa ti aspetti dal campionato italiano?

Credo che la Superlega sia il miglior campionato al mondo, sono davvero carico e non vedo l’ora di cominciare, è un sogno che si avvera per me.

Io ho giocato una stagione in Serbia, due in Slovenia e due in Corea del Sud. Il primo anno in Slovenia, al Maribor, abbiamo vinto il campionato, quindi il secondo anno abbiamo giocato la Champions League.

Credo che, come livello, il miglior campionato in cui ho  giocato sia quello coreano, ma ora a Modena si tratta per me di fare un ulteriore step importante.

 

Cosa significa per te indossare la maglia di Modena?

È un’emozione indescrivibile, è da quando ero bambino che conosco e ammiro il club gialloblù ed essere arrivato a giocarci è davvero un sogno. Quando ho detto a mio padre che sarei venuto a giocare a Modena era orgogliosissimo di me, chi come lui ha giocato a pallavolo sa bene cosa rappresenta la società gialloblù. Anche i miei amici erano increduli e contentissimi per me, parlando con loro sento che sono elettrizzati quanto me per l’esperienza che farò nel campionato italiano.

 

C’è qualche altro sport che segui a parte la pallavolo?

Mi piace il calcio, in Italia simpatizzo per l’Inter, e seguo molto anche l’NBA, soprattutto quando si giocano i play-off. Nel basket non posso dire che ci sia una squadra per cui tifo, diciamo che sono un fan di alcuni giocatori come LeBron James, Kyrie Irving e Jimmy Butler.

Se devo dire una squadra preferita dico i Los Angeles Lakers, perché quando giocava ero un grande fan di Kobe Bryant.

 

Sei mai stato in Italia?

Ci sono stato soltanto un giorno quando ero nel Maribor, siamo stati a giocare in trasferta a Civitanova, ma non ho avuto modo di visitare nulla. Anche per questo non vedo l’ora di arrivare, credo mi piacerà molto l’Italia.
Sicuramente conosco già diverse cose dell’Italia e della sua cultura, anche perché nel dialetto libico alcune parole sono molto simili all’italiano visto il passato del Paese. Ad esempio, le parole “cucina”, “forchetta”, “sterzo” e tante altre si pronunciano in maniera molto simile nel nostro dialetto.

 

Diverse parole collegate al cibo… qual è il tuo piatto preferito?

I maccheroni, anche in Libia si mangiano, ma anche la pizza. Un piatto tipico arabo che mi piace molto è il cous cous, mia madre fa un cous cous incredibile!

 

Torniamo sulla pallavolo, dimmi la tua miglior qualità come giocatore e qualcosa su cui invece devi migliorare.

Sono un opposto, credo sia l’attacco la mia arma migliore. Mentre, come molti opposti, devo migliorare i fondamentali di difesa. A Modena voglio crescere come giocatore sotto tutti gli aspetti.

 

Hai altri hobby a parte lo sport?

Mi piace ballare, ascoltare la musica e cantare per conto mio! I miei generi preferiti sono il rap e l’hip hop.

 

Fai un saluto ai tifosi gialloblù!

Non vedo l’ora di conoscervi e di giocare davanti al pubblico gialloblù, vi conosco da sempre e sarà un sogno vestire la maglia di un club come Modena!