Paul Buchegger a Modena voleva tornare. E’ dentro al PalaPanini che nel 2020 l’opposto di Linz, grazie allo straordinario lavoro dei preparatori e dello staff medico e fisioterapico di Modena, è tornato giocatore dopo due tremendi infortuni. E quando ricevi così tanto, altrettanto vorresti ridare. Anche per questo Paul si è illuminato quando nei mesi scorsi Modena lo ha cercato per tornare, da protagonista e proprio per questo oggi raccontiamo la storia di un giocatore che sotto la Ghirlandina carico come non mai.
Dove sei nato e dove sei cresciuto?
“Sono nato a Linz, in Austria e lì sono cresciuto, poi ho fatto la scuola da pallavolista, qualcosa di simile al Club Italia a Roma. Dopo la maturità a scuola ho subito deciso di fare il pallavolista professionista e sono andato in Germania due anni, poi ho giocato sempre in Italia tranne un anno in Turchia”.
Hai fratelli o sorelle? Senti spesso i tuoi famigliari?
“Ho una sorella e un fratello. Mia sorella lavora a Vienna in un’azienda che costruisce ospedali, mentre mio fratello lavora vicino a dove abitano i miei genitori: lui è disabile e fa piccoli lavori al computer, tipo photoshop”.
Che legame hai con tuo fratello e tua sorella?
“Molto buono. Mio fratello Max va matto per lo sport: ha tutti gli abbonamenti possibili a Dazn, Sky e altre emittenti. Quando torna a casa dal lavoro si mette davanti alla tv e guarda tutto: dal calcio al tennis, poi segue le mie partite ed è il mio tifoso numero uno. E’ più grande di me, ha 32 anni, ha tutte le mie maglie, le mie foto e le medaglie che ho vinto nella mia carriera nella sua stanza”.
Come è stata l’esperienza quando sei andato via di casa per giocare a pallavolo?
“Sono andato via di casa a 14 anni per fare la scuola da pallavolista a Graz, a due ore e mezza in macchina da casa mia. Non è stato facile, però mi ha aiutato tantissimo per crescere come persona, fare esperienze e diventare più indipendente. E’ andato tutto bene, poi, dopo la maturità, sono andato in Germania, lì mi sono trovato molto bene: la lingua è la stessa e anche la cultura non è troppo differente da quella austriaca. Per me è stato molto facile adattarmi. Lì ho trascorso due anni bellissimi, perché la squadra era forte e avevamo un bel gruppo, ho deciso di continuare e di fare il professionista”.
Come è stato l’approccio con l’Italia rispetto alla Germania e all’Austria?
“Quando sono arrivato in Italia avevo vent’anni, era tutto molto diverso ed è stato difficile per me, c’era una lingua da imparare e tante differenze rispetto al mio Paese. Era complicato comunicare e capire anche il gergo pallavolistico, però ho giocato bene e alla fine mi sono ambientato alla grande”.
Poi sei andato a Ravenna e nel 2017-2018 hai disputato una stagione incredibile vincendo anche la Challenge Cup, ti ha scelto Monza, ma quell’estate in nazionale hai subito il primo di due bruttissimi infortuni al menisco.
“Esatto: per me è stato molto difficile. Ho trascorso tutta l’estate in nazionale, poi proprio all’ultima partita, quattro – cinque giorni prima di andare a Monza, mi sono fatto male. A seguire è iniziato il lungo periodo di recupero: sono dovuto stare fuori sei mesi. E’ stato molto difficile arrivare da infortunato in una società nuova. Poi mi sono ripreso e di nuovo ho trascorso l’estate del 2019 con la nazionale, lì mi sono fatto male di nuovo, stavolta all’altro ginocchio, ho pensato fosse davvero finita la mia carriera”.
A quel punto sei rimasto senza squadra e Modena nel 2020-2021 scommette su di te e torni in campo nel febbraio 2021, quasi due anni dopo l’infortunio.
“E’ stato un periodo complicato e strano, anche a causa del covid e del lockdown. Sono rimasto senza squadra e il ginocchio è guarito lentamente: era sempre gonfio, sono andato a Udine dal Dottor Segre e lui mi ha fatto un esame specifico, poi sono andato a Modena, dove ho incontrato lo staff medico. Mi hanno indirizzato a Roma, il Prof Mariani mi ha operato subito, rifacendomi quasi tutto il ginocchio. Da lì sono ripartito. Modena mi ha preso come giocatore anche se non avevo un contratto ufficiale, però avevamo un accordo verbale sul fatto che quando sarei stato pronto per rientrare mi avrebbero dato la possibilità di allenarmi con la squadra. Dopo il terzo intervento in tre anni, per me era fondamentale poter lavorare senza pressioni e senza fretta. Prima avevo sempre una data da rispettare per il rientro in campo, mentre Modena mi ha dato il tempo di cui avevo bisogno. Grazie a questo, secondo me, ora sono ancora un giocatore di questo livello: ho potuto recuperare al 100%”
Lo staff medico oltre al preparatore Oscar Berti e Antonio Brogneri, sono state persone importanti.
“Esatto: Oscar, Anto e anche Francesco Zucca quell’anno mi hanno seguito ad un livello top. Sono rimasto sempre in contatto con loro, anche dopo essere andato via da Modena. Oscar mi ha preparato le schede per l’estate e mi ha seguito. Ho visto che queste sono persone che hanno veramente tanta esperienza e sanno al 100% cosa stanno facendo, devo tanto a loro e allo staff medico di Modena, persone incredibili”.
Quando hai iniziato a giocare, c’erano dei giocatori a cui ti ispiravi? Oggi c’è qualcuno a cui ti ispiri?
“Non ho mai avuto un mito, però naturalmente ho sempre seguito i grandi opposti. In Italia ho seguito sempre Sokolov, Zaytsev e anche Atanasijevic: guardavo tutte le partite cercando di imparare qualcosa da loro”.
Qual è un tuo punto forte e qual è un tuo punto debole a livello di gioco?
“Credo di essere un opposto abbastanza completo in tutti i fondamentali. Forse non sono l’opposto che tira sempre forte al 100% ma me la cavo anche in difesa e a muro. Sono quello che guarda la situazione di là dalla rete, vede dove c’è un buco e cerca di mettere lì la palla. Il punto debole ogni tanto è la battuta, quando non mi “esce” bene”.
Cosa significa per te indossare la maglia di Modena oggi, dopo averla indossata quando non sapevi più se saresti tornato un grande giocatore?
“Quando ho ricevuto la chiamata è stato bellissimo, ho provato tante emozioni. Ho sempre avuto la sensazione che la mia storia con Modena non fosse finita perché Modena mi aveva dato tanto, ma io non avevo giocato tutto l’anno e non avevo avuto l’opportunità di restituire quanto ricevuto. Mi sono sentito male quando sono andato via, perché ho giocato a Modena ma non ho mai avuto la possibilità di giocare davanti ai tifosi perché era l’anno del Covid: questo fa la differenza, perché non ho provato le emozioni del palazzetto sempre pieno. Non vedo l’ora di giocare davanti ai tifosi al PalaPanini”.
Che altre passioni hai oltre alla pallavolo?
“Seguo tanti altri sport: il calcio in Austria, dove tifo il Lask Linz, e in Germania, il beach volley. Guardo film e mi piace anche pescare: quando giocavo a Catania avevo la casa vicino al mare e ci sono andato qualche volta”.
Piatto preferito italiano e non italiano?
“Pasta al ragù e schnitzel”.
Un saluto ai tifosi gialloblù.
“Saluto tutti i tifosi: non vedo l’ora, finalmente, di incontrarvi e di giocare al PalaPanini. Ci vediamo presto!”